Alle 18.30 del 17 marzo la sede del New Motor Club di Maddaloni è gremita per la presentazione – promossa dall’associazione “Un’altra Maddaloni” – di Absolute (Con-fine edizioni), il primo romanzo scritto da Marco Aragno. Classe ’86, nato in provincia di Napoli, Aragno è redattore del portale di informazioni Ilmeridianonews.it e dal 2013 collabora con il giornale digitale Linkiesta. Prima di esordire in narrativa, il giovane scrittore ha pubblicato due raccolte di poesie – Zugunruhe e Terra di mezzo – aggiudicandosi con la prima numerosi premi e grande visibilità anche all’estero.
A presenziare l’evento il presidente dell’associazione promotrice, Giuseppe Santonastaso, la responsabile amministrativa Marica Schettino e il Prof. Francesco Schiavone in qualità di moderatore. Absolute racconta la storia di Marco Cicala, un diciannovenne che rifugge dalla mentalità chiusa di un paesino di provincia dell’hinterland napoletano trascorrendo il suo tempo tra computer e romanzi, finché i genitori quasi lo obbligano a trascorrere l’estate con il cugino a Mykonos. In seguito a quell’esperienza, Marco inizia a frequentare locali alla moda e fa le sue prime esperienze con l’alcool (il titolo stesso si riferisce a una nota marca di un superalcolico) e le donne. Tuttavia, nonostante le apparenze, non sembra del tutto a suo agio con la sua nuova vita mondana… Romanzo di formazione – come lo ha definito Schiavone – l’opera analizza, con uno stile piano e semplice e un tono piacevolmente tragicomico, tematiche importanti quali l’identità, il rapporto genitori-figli e quello, labile, tra realtà e apparenza. Fondamentale è anche il ruolo della donna che assume prospettive diverse in ognuna delle tre sezioni di cui è composto il testo. Senza cedere agli stereotipi con cui spesso si dipinge la realtà dei giovani napoletani – camorra, dialetto – Aragno confeziona una storia piena di azione in cui il pubblico di ogni età può immedesimarsi e riflettere. Absolute è il tuo primo romanzo dopo due raccolte di poesie.
C’è qualcosa delle tue poesie anche in questo tuo ultimo lavoro? E qual è stato il percorso che ti ha portato a realizzare un romanzo? Narrativa e poesia sono due linguaggi diversi. Ho avvertito l’esigenza di affacciarmi alla narrativa per mettere nero su bianco esperienze che non potevo esprimere in versi. Il romanzo offre il vantaggio di raccontare l’evoluzione di un personaggio o più personaggi in un preciso contesto spazio-temporale. La poesia, almeno quella lirica, invece, non consente di compiere quest’operazione. Ciò non toglie che la poesia traspaia anche in alcuni passaggi di “Absolute”. Il contatto con la morte, in particolare, che il protagonista, Marco Cicala, vive in prima persona, contiene dei momenti di pathos poetico. Una delle tematiche fondamentali del tuo libro è l’identità. Absolute è stato difatti definito “romanzo di formazione”. Tuttavia, il protagonista ha 19 anni, età in cui il percorso formativo dovrebbe già ritenersi in buona parte concluso.
A cosa attribuisci questo ritardo nella presa di coscienza di sé generato dalla società contemporanea? Marco Cicala è un adolescente mancato. È un nerd che non ha vissuto le esperienze tipiche dell’adolescente. Quindi il suo momento di crescita è slittato a 19 anni. In alcuni ragazzi potrebbe del tutto mancare. Ciò è dovuto, nel caso del protagonista, oltre che alla sua particolare sensibilità, anche ad una società omologante ed omologatrice che ripudia le diversità ed isola i “diversi”. In fondo Cicala ha trascorso la sua adolescenza in una stanza perché non si sentiva accettato. Nel tuo libro il protagonista passa da una fase di omologazione a una di piena accettazione e rivendicazione di sé. Puoi anticiparci qual è la “molla” che ha determinato tale passaggio? La famiglia ha giocato un ruolo fondamentale. In “Absolute” è il padre che, durante una sera di luglio, lo spinge fuori dalle mura di casa e lo invita a fare una vacanza in compagnia del cugino. Credo che la famiglia debba assolvere a questo ruolo di filtro e mediazione tra l’individuo e la società. Anche se forse con metodi sbagliati, e rifuggendo il dialogo, è ciò che prova a fare il padre di Marco Cicala. Solo quell’esperienza porterà Cicala ad elaborare un’identità, a definirla ed accettarla.
Come può un ragazzo di provincia vincere i meccanismi dell’omologazione? L’omologazione è un meccanismo intrinseco alla società umana. Nella società di oggi, permeata dal pensiero unico e dal consumismo televisivo, è però un meccanismo ancora più accentuato. Si tollerano le diversità, non le si accettano. Chi è diverso non corre il rischio di finire sulla graticola, ma viene escluso dal gruppo, emarginato, soprattutto se è un adolescente. Chi soffre questo disagio ed abita in provincia, deve provare ad uscire dal bozzolo, prendere coscienza del mondo che lo circonda ed evadere anche in realtà metropolitane più grandi e culturalmente più ricche.
Ci sono degli scrittori a cui ti sei ispirato nella stesura del tuo romanzo? La narrativa opera sempre sottotraccia. Ci sono tantissimi autori che avranno “agito” sulla mia scrittura in maniera inconsapevole. Ho cercato di usare la forma del romanzo di formazione, che è un genere tipico soprattutto dell’inizio del Ventesimo Secolo, usando però un linguaggio che attinga al giornalismo e alla narrativa contemporanea. Kafka e Svevo, in “Absolute”, vivono insieme a Niccolò Ammanniti.
Roberta Iadevaia
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