Un nuovo incontro con Eduardo de Martino.
Il 30 giugno 2013 il libro Eduardo de Martino. Da ufficiale di marina a pittore di corte verrà presentato presso il Centro Culturale comunale di Piano di Sorrento. L’evento inizierà alle 20 e gli ospiti potranno incontrare Luigina de Vito Puglia, l’autrice del libro, la Prof.ssa Maria Sirago che si occuperà della presentazione e Rosario di
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QuickNews. Benvenuto Codamozza!
Il corriere suona alla porta e aprendo ci guarda sempre con quell’aria come per dire: “ora vi arrangiate voi a sistemare gli scatoloni…”, ma ci sono solo io oggi e mosso a pietà toglie il cellophan che contiene il prezioso carico e mi passa una scatola alla volta (grazie corriere, mi potevi aiutare a metterli
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Insieme si diventa più forti | con-News 05/13
Non sapremo mai quanto bene può fare un semplice sorriso. Madre Teresa di Calcutta In questi giorni sentiamo la necessità di pensare alla comunicazione, al modo di rapportarsi con gli altri e, quindi, alla possibilità di riuscire a portare all’interno della nostra sfera personale le persone che ci stanno attorno. Assistiamo alla disgregazione dell’essere
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Matteo Marchesini, Atti mancati, Voland, Roma 2013.
Due cose, come altre, possono sorprendere il lettore che si accosta a questo romanzo breve di un autore giovane com’è Matteo Marchesini: una struttura ben definita in ogni particolare, che funziona come un meccanismo ad orologeria (ma da cui, nello stesso tempo, non s’emana nessun indizio di artefatto) e la totale assenza di ammiccamenti stilistici riconoscibili (siano essi spasmi liricheggianti, anacoluti parodianti il parlato o periodi brevi e neutrali, da corso di scrittura creativa ad alto livello); lo stesso “tu” della prima pagina è un “tu” che non strizza l’occhio al lettore, ma che introduce, semmai, in presa diretta, alle ragioni del dramma. A ben vedere, il “peccato originale” del protagonista, Marco Molinari, è tutto in questa densissima prima pagina, che forse non sarebbe stata male in corsivo. Un peccato originale, appunto, inscindibile da una necessità che s’è fatta strada in lui in un tempo e per ragioni impossibili da ricordare. Di cosa stiamo parlando? Parliamo di una non astratta incapacità di misurarsi con la vita, se non dietro la lente protettiva dell’arte, della scrittura. Non siamo però, e questo occorre dirlo, al solito, novecentesco, “male di vivere”. Il suo muto dolore non è mai messo in relazione con un presunto Spirito del Tempo. Quello che si limita a fare Marco, come intellettuale e come scrittore, è prenderne atto. Prendere atto della sua solitudine, senza tuttavia costruirci sopra auto-mitizzazioni, borghesi vittimismi (autore e protagonista non direbbero mai di essere vissuti al cinque-per-cento!) o neoromantici titanismi.
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