Descrizione
Fuoco, Acqua, Aria e Terra – I quattro Elementi in Dialogo con Wewelsburg
Nei quattro Elementi risiede l’Arché greco, “… quel principio eterno dal quale le cose si generano e in cui si corrompono…”. Per il filosofo Talete (640 a.C.) l’Acqua è un principio superiore ai semplici elementi sensibili; è la forza sempre identica a sé stessa che genera la molteplicità delle sostanze e il continuo mutare di tali sostanze nel divenire. Tutti concetti ripresi e ampliati da Anassimene (585 a.C.) il quale approfondendo nel frattempo anche l’idea dell’àpeiron espresso da Anassimandro (610 a.C.), (secondo cui “il principio e la forza che genera il molteplice e le diversità tra le cose risiede nell’indefinito”), quel che fornisce all’àpeiron l’attivazione alla diversità è la condensazione e la rarefazione dell’aria. Ulteriore contributo venne poi fornito da Eraclito (535 a.C.), secondo cui l’Arché risiede 1) nel divenire, 2) nella contrapposizione tra i contrari, 3) nel Lògos (legge suprema che equilibra i contrari e genera l’armonia del cosmo), 4) nel fuoco inteso come stoichèion, cioè come sostanza fisica identica nella diversità delle cose esistenti in grado di provocare quella trasformazione delle cose da uno stato all’altro. Concetti filosofici pertanto qui semplificati ma di grande intensità che trovano, anche nella diversa interpretazione dell’Arché da parte di Pitagora (570 a.C.), la sintesi secondo cui il principio eterno della vita nel Creato sta nella numerologia. Per il filosofo di Samo, il numero non è un semplice simbolo che quantifica le cose (per come attualmente viene applicato nella cultura moderna), né risulta essere un concetto astratto ma costituisce una propria dimensione geometrica che è, esso stesso, la struttura delle cose (numeri triangolari, quadrati, rettangolari, cubici) che sono forniti di una identità dotata di estensione e simili agli atomi.
Vittorio Spampinato
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