Una grande stanza aperta nel paesaggio di Urbino

tenuta-santi-giacomo-filippo-paesaggio06

Lasciarsi alle spalle il mare di Pesaro per inerpicarsi nella prima collina marchigiana è sempre un’esperienza che porta con sé la voglia di perdersi, fra le distese gialle e verdi che con dolcezza accompagnano lo sguardo man mano che ci si addentra verso Urbino.

Il paesaggio italiano è una ricchezza che spesso sottovalutiamo semplicemente perché ci appartiene senza fatica di conquista, e non ci sembra necessaria la difesa. E invece ha continuamente bisogno di essere ri-considerato un bene da tutelare e valorizzare, perché è l’opera d’arte più affascinante che sia stata mai realizzata.

Per fortuna non sempre gli speculatori del cemento arrivano dappertutto. Esistono ancora famiglie ‘illuminate’ che di generazione in generazione hanno saputo tramandarsi i racconti che le antiche mura dei casolari sussurrano a chi ama le storie, e che hanno preferito restituire lentamente ai quei luoghi la possibilità di ricominciare ad affabulare l’avventore con la cultura secolare che trasuda dalle spesse travi, dagli archi, dai manufatti in cotto, dalla terra.

E’ stata una piacevole sorpresa trovarmi in un luogo restaurato con così attenzione e perizia come Urbino Resort che ha ideato la serata-evento Conserva il Paesaggio, in uno degli angoli più belli (e forse meno conosciuti) d’Italia, la tenuta Santi Giacomo e Filippo nell’Oasi Faunistica de “La Badia”, che si estende nei meandri del Fiume Foglia, tra laghi e calanchi, lembi boschivi, siepi e querce.
E proprio un teatro naturale formato da questi maestosi alberi è stato il protagonista di una serata (la prima di molte a seguire) imperniate sul binomio natura-cultura. Un binomio dove l’arte, la performance, i video e la musica sono diventati momenti di una sola unica esperienza.

Il progetto Vènti di Giugno curato da Martina Cavallarin di scatolabianca è stata un’occasione -scandita in diversi momenti – per riflettere sul rapporto arte-contemporanea e ambiente nell’ottica della ‘sostenibilità’.

Di forte impatto emotivo la performance di Chiara Zenzani che con Matteo Ramon Arevalos al pianoforte è riuscita a creare un momento d’arte di rara raffinatezza.

Con il suo pianoforte fra gli alberi illuminato solo da due abatjour il compositore ha accompagnato con eleganza la proiezione del video dell’artista.

Chiara Zenzani con una gestualità quasi sacra ha cosparso di farina l’area della proiezione creando così uno schermo naturale sulla terra, fra l’erba e le foglie su cui, dopo pochi minuti hanno cominciato a muoversi le immagini di una risacca marina in cui il corpo, protagonista mimetizzato, fluttuava fra i due elementi: quello proiettato dell’acqua e quello reale della terra creando così un continuo corto circuito fra gli elementi della natura e la natura umana.

Leggera e raffinata come sempre anche l’installazione di Gianni Moretti (di cui già una volta abbiamo parlato nel n.17 di con-fine art magazine in un bell’articolo a firma di Matteo Bergamini). La sua opera sfiora la fragilità e si inserisce con discrezione nel contesto naturalistico che la ospita come una seconda stanza. Una stanza precaria ma in un equilibrio protettivo che – attraverso una fitta rete di campanellini di ‘avvertimento’ – riesce a  tenerci lontani dalla paura del ‘mondo fuori’, dove la negatività è protagonista della vita quotidiana.

Un’operazione, quella di Urbino Resort, sicuramente di alto livello sia dal punto di vista artistico che organizzativo e che ha dimostrato come sia possibile creare suggestioni, opere e momenti di notevole valore culturale anche e soprattutto al di fuori dei luoghi ritenuti ‘deputati’ e ‘istituzionali’.

Il pubblico ha respirato arte e musica, ha interagito con esse, ne ha invaso gli spazi, liberamente. Fruire l’arte non vuol dire stare in un angolo di una galleria a ‘guardarla’ soltanto, ma parteciparla, viverla e farne parte anche fisicamente.

La serata Conserva il Paesaggio, oltre ad essere stata un momento di riflessione su cosa è questo patrimonio naturalistico che abbiamo a disposizione, ha dimostrato come si possano usare i luoghi in maniera altra, senza stravolgerne le peculiarità, anzi valorizzandole con un approccio rispettoso, sostenibile e creativo.

Una grande stanza aperta di sensazioni e idee che proteggerà per molto tempo ancora l’anima di chi ha avuto la fortuna di attraversarla per una notte.

Categories:

No responses yet

Lascia un commento