E voi? Quale opera d'arte tocchereste?

Spesso e volentieri, in questi anni, mi sono trovato a discutere sulle modalità di fruizione dell’opera d’arte, ovvero quanto lo spettatore debba rimanere ‘passivo’ davanti all’oggetto artistico o fino a che punto possa sentirsi libero di interagire con esso.

Ricordo con certezza il momento in cui ho cominciato a pormi questa domanda. Era il 1995 e Mimmo Paladino aveva installato in Piazza del Plebiscito a Napoli la sua “Montagna di Sale”. In quell’occasione la reazione della Città fu assolutamente imprevedibile: molti napoletani non si posero il problema che quel mucchio di cavalli e sale potesse essere un’opera d’arte e se ne ‘appropriarono’ facendo di quell’installazione un luogo di gioco e di ‘rifornimento’.

La Montagna di Sale di Mimmo Paladino a Piazza Plebiscito - Napoli

Tant’è che dopo alcuni giorni, a furia di lanciarsi dalla cima o di portarsi sale a casa per buttare la pasta, il lavoro di Paladino risultò completamente devastato. Questo fu di certo un caso un po’ estremo, ma mi diede molto da pensare sul nostro rapporto fisico con l’opera d’arte.

Chi mi conosce lo sa, l’ho anche già scritto diverse volte: io amo toccare le opere, soprattutto le sculture e non perdo occasione di farlo. Spesso lo faccio ad occhi chiusi perché mi sembra che, in questo modo, ci sia molto di più da scoprire.

Ma ritorniamo per un attimo a Napoli. E’ noto che nel cuore del centro antico della città c’è la Cappella Sansevero che conserva, fra le altre meraviglie, la famosa opera di Giuseppe Sammartino, il Cristo Velato. Nel 2008 Felice Tagliaferri, artista non vedente in viaggio a Napoli, visitò la Cappella e chiese di poter ‘toccare’ l’opera per ‘vederla’ a modo suo. Come ci si sarebbe aspettato il permesso gli fu negato, per le ragioni che possiamo immaginare, e fin qui, forse niente di strano. Tuttavia questo aneddoto va ad aggiungersi alla stessa questione di cui sopra.

E’ giusto che l’arte, patrimonio universale, non possa essere accessibile proprio a tutti?

Quali sono i limiti entro i quali si può rompere quest’aura sacrale che circonda le opere ed entrare così in contatto con esse?

Felice Tagliaferri ha risposto a queste domande a modo suo, realizzando una sua versione della scultura, disponibile alla fruizione tattile: il “Cristo rivelato”, ovvero un Cristo “velato per la seconda volta” e “svelato ai non vedenti”.

Cristo rivelato | Felice Tagliaferri

Inutile dire che l’opera non ha la pretesa di essere un’emulazione di quella del Sammartino, ma vuole essere di certo un mezzo per dare la possibilità a tanti di ‘conoscere’ toccando; ma diventa anche un’ulteriore spunto di riflessione e, se vogliamo di provocazione, per quanti ritengono che l’arte sia sempre qualcosa di distante e di sacro.

Dal 4 Aprile al 1 Maggio 2016 presso lo Spazio Atelier di Ca’ la Ghironda-ModernArtMuseum, è possibile toccare la mostra di Felice Tagliaferri: un’esperienza interessante e unica che dovrebbe stimolare un dibattito più ampio e approfondito su questi argomenti, a partire dagli studi degli artisti fino ad arrivare alle direzioni dei Musei.

Per quanto mi riguarda, mi ritengo una persona particolarmente fortunata perché grazie al mio lavoro – quando organizziamo le nostre mostre o quando visito gli atelier degli artisti – ho il privilegio di poter toccare un’infinità di opere, alcune anche molto famose (non vi dico cosa faccio quando sono nello Studio di Arnaldo Pomodoro…!!!).

Per il momento, quindi, vi lascio con una domanda un po’ provocatoria:

se ve ne fosse data la possibilità, vi piacerebbe toccare un’opera d’arte famosa?

Quale?

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