Buona fine e… buon principio. Tonino Scala.
“Amo Napoli perché mi ricorda New York… Come New York è sporca e cade a pezzi, ma nonostante tutto la gente è felice…”.
Inizia con una frase di Andy Warhol, Buona fine e… buon principio (pagg. 96, euro 10; Centoautori), il nuovo libro, della collana Narratopoli, del napoletano Tonino Scala che lascia il suo registro di saggista delle storie camorristiche e si ripresta al linguaggio romanzesco.
Un viaggio nella sua Napoli, nelle sue storie che si districano nel 31 dicembre napoletano. Il giorno in cui tutto dovrà cambiare, il giorno in cui un popolo spera, poi arriva il primo, il principio e… “buona fine e buon principio”. Il 38enne Scala usa le poche ore che separano l’attesa del nuovo anno dal 1 gennaio per delineare caratteri e le storie di tanti cittadini napoletani. E’ in questo sussulto invernale, secondo l’autore, la cifra segreta del napoletano che come ci dice Nino D’Angelo nun è sempe allero, nun le baste ‘o sole, tene troppe penziere. Dint’ ‘a chesta gara parte sempe areto, corre tutt’ ‘a vita e ‘o traguardo è ‘na barriera.
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Il Mattino – Un libro racconta Eduardo de Martino pittore di marina – di Vincenzo Aiello
La studiosa Luigina de Vito Puglia con un lavoro acribico e nel centenario della sua nascita getta nuova luce sulla figura del metese Eduardo de Martino con il lavoro storico-biografico “Eduardo De Martino, da ufficiale di marina a pittore di corte (pagg. 164, euro 20; Con-fine)”.
Il testo verrà presentato venerdì 8 febbraio alle ore 17 presso la Sala consiliare del Comune di Sorrento – in Piazza S. Antonino – alla presenza dell’autrice, dello studioso Mario Russo e di Gino ed Andrea Fienga della casa editrice bolognese Con-fine.
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Leggere i sottintesi
Ariase Barretta è uno scrittore napoletano, un po’ appartato, che vive a Bologna e con Darkene (pagg. 176, euro 10), al suo secondo titolo, viene edito ora dalla premiata ditta patavina Meridiano zero di Marco Vicentini, che ha lanciato molti autori napoletani diventati mainstream come l’ischitano Andrej Longo.
In una Napoli angusta che toglie l’aria dove vivono nativi “che sviluppano una tale abitudine alla bellezza che non riescono più a riconoscerla neanche quando ce l’hanno sotto il naso”, un professore di chimica, un 36enne precario, divide la sua giornata scontrandosi con presidi e posse di insegnanti di lettere che sono “cetacei spiaggiati”.
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