Sorrisi di carta di Mariaelena Castellano
Premo con forza sulla serratura del vecchio baule di cuoio e finalmente, dopo l’ennesimo tentativo, si apre. Non so se sia stata una buona idea portarlo qui, nella mia camera da letto; è piuttosto rovinato e adesso che sono riuscita ad aprirlo, ho sparso un po’ ovunque polvere e frammenti di pellame consumato. Eh no,
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Il sale nel caffè di Mariaelena Castellano
Dire amaro non rende, è orrido, da voltastomaco. Ho confuso i barattoli, sarà stata l’agitazione del momento; neanche il tempo di sorseggiare, che entrambe le tazzine son finite di nuovo sul tavolo, quasi ribaltate. Ho ancora il volto contratto in una smorfia grottesca; la stessa di due giorni fa. In fondo, il concetto è quello:
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Libri per tutti i gusti
L’autore del prossimo romanzo c’è: Marco Aragno Il titolo anche: Absolute Ci manca l’immagine di copertina e chiediamo il coinvolgimento di tutti voi! Per sapere come potete aiutarci leggete l’articolo scritto nella rubrica ‘Ho appena finito di leggere…’ Il libro che racconta il progetto del giardino sensoriale è in stampa! Se volete saperne di più
Tra giardini, musica e parole.
Questa settimana in casa con-fine ci stiamo occupando di un volume dedicato a un giardino speciale. Questo giardino è stato ristrutturato per creare un percorso sensoriale grazie a materiali, piante, opere d’arte, percorso che sarà ben descritto all’interno del libro che racconterà la nascita, lo studio e la realizzazione del progetto il tutto arricchito da
#chilegge vive milioni di vite
Quali sono le novità di casa con-fine? Due di queste le troverai negli articoli sottostanti: la prima riguarda la nostra collana Sete dedicata alla poesia contemporanea che presto vedrà un nuovo ingresso con il libro di Domenico Segna e la seconda è il blog Ho appena finito di leggere… che utilizzeremo per parlare della nostra
Lo stregone Gioele di Carlos Pambianchi
Ci fu un tempo in cui Gioele fu come tutti gli altri. Poi quel tempo finì, perché così doveva essere, a quanto pare. Gioele crebbe, crebbe tanto che tutti dovettero abituarsi a guardarlo a naso all’insù; e lui a chinarsi all’ingiù, fino a far della schiena una grande gobba. Lungo lungo ed inarcato se ne stava, e pensando che quei minuscoli compatrioti faticassero sempre più a sentirlo da quell’altezza, gridava e tanto forte che a quelli parevan le trombe della fine del mondo; quelle specie di formiche di cui un tempo faceva parte ora lo guardavano con gran meraviglia e soggezione. “Sono io, sono io, son sempre io” badava a dire, lungo e ritorto come un glicine staccatosi dal muro su cui era cresciuto; e quelli tra loro, guardando quell’uomo che pareva un laccio da scarpa svolto “certo che è proprio un gran stringone!”. E parlavano parlavano parlavano ed ancora parlavano di quel ‘Gioele Gran Stringone’; e parlando parlando parlando, sui passi di chi fuori se n’andava in terre lontane, di bocca in bocca la sua storia passò, e tanto masticata fu da tutti come neanche l’erba in bocca ad un bove.
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Lo stregone Gioele di Marco Aragno
Doveva essere stato un incantesimo. O qualcosa del genere. Fatto sta che viaggiava attraverso le frequenze tv. Perché un intero quartiere era finito da un giorno all’altro incollato al televisore. Tutti a guardare un canale privato che mandava in onda pubblicità di materassi, soap opera e show demenziali.
Una pandemia di imbecillità.
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L’amore zitto (seconda parte)
Finalmente è venerdì e, come vi abbiamo promesso la scorsa settimana, questa che segue è la seconda parte del racconto di Sergio Saggese. La prima, pubblicata venerdì scorso, la potrete trovare e leggere qui.
Come nella vita reale anche nei racconti di Sergio ritroviamo amarezze e insoddisfazioni, talvolta disperazione, soprattutto destini per niente banali e coraggiosamente accettati.
Fu per questo che una volta qui, una volta nel Bihar, mi venne voglia di informarmi se era ancora viva, se la bella Mahima ancora sculettava. E magari incontrarla, incontrarla senza dirle chi ero e godere a ferirla dicendole che d’ora in avanti le sarebbe toccato camminare s’una terra dov’erano state piantate, proprio così’, piantate le ceneri di un uomo che l’aveva amata alla perdizione e che adesso non avrebbe smesso un istante di fissarle il culo.
Avrei detto apposta culo, anziché sedere, perché vivesse per sempre nel pudore, fino a sentirsi lo sguardo di Mohanish risalirle avidamente su per le cosce a ogni passo.
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L’amore zitto
Questa che segue è la prima parte del racconto che l’autore di Codamozza ci ha regalato (è il suo settimo racconto, gli altri li troverete tutti all’interno della rubrica Visioni mondaniche), che abbiamo voluto dividere per facilitarne la lettura e raddoppiare il godimento.
Segnatevi l’appuntamento per non perdervi la seconda parte che pubblicheremo il prossimo venerdì e buona lettura!
Fosse stato per mio padre sarei già morto da un pezzo.
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