Surrentum | L'arte in piazza

Augusto Perez – La Notte – Edipo e la Sfinge (Piazza Veniero)
La porta è mistero , luogo inaccessibile del visibile, barriera ma anche valico e passaggio dal regno dei vivi a quello dei morti. L’ingresso del labirinto che identifica tutto l’universo plastico di Perez caratterizzato da improvvisi lampi della memoria, da visioni o da lucide intuizioni in un percorso sincopato e irregolare che permette di dare vita ad immagini baluginani e instabili, riflessive e autoriflessive.

Pietro Consagra – Bifrontale Uno (Piazza S.Antonio)
La “frontalità” è per Consagra un aspetto della vita, la necessità di stabilire un colloquio diretto fra lo spettatore e la scultura, stabilendo tra essi una interdipendenza espressiva, attraverso la posizione vincolante di un unico punto di vista. Le tensioni tra pieni e vuoti diventano così metafora degli strati più profondi dell’animo umano e della condizione dell’artista in un colloquio interiore che diventa dialogo, racconto silente, tra uomo e materia.

Umbero Mastroianni – Sviluppo di Forma (Piazza Tasso)
Mastroianni ricerca il movimento e lo trova nell’energia latente della materia che si sviluppa nello spazio, “celebrando” nel superamento delle problematiche dinamiche verso un originaria concezione plastica, sviluppando la struttura arcaica e sacrale di una figura arche tifica. Un affascinante discorso, sottolineato dall’incidenza della luce che «scopre» i piani compositivi; dalla saettante scansione della linea che penetra con forza nell’atmosfera; dal ritmo delle masse risolte attraverso una controllata musicalità, che concorrono a definire il senso di una ricerca caratterizzata da vivacità e leggerezza.

Giacomo Manzù – Tebe Seduta (Piazza A. Lauro)
Il modellato morbido e scabro di questa giovane ragazza seduta in bilico su una sedia si libra nello spazio con una pudica dolcezza,  come una primavera remota dalle fattezze mutevoli e appena abbozzate. Tebe oscilla, si avvita sulla sedia osservando lo spettatore al di là della spalla, in una malinconia elegiaca in equilibrio precario tra la vita e la morte.

Luciano Minguzzi – Grande Contorsionista (Fontana di Villa Fiorentino)
Quello dell’opera di Minguzzi è un movimento in cui le figure perdono massa e peso,mettono a contrasto le spoglie rotondità del corpo, fra tendini e lacerazioni; è una forza oscura che quasi vuole liberarsi da un’impossibile disarticolazione, ma che invece rimane sempre in equilibrio tra il reale ed il fantastico. È il punto più alto dell’espressionismo contemporaneo che scava in profondità, alla ricerca del senso più intimo, sensuale ed anche più violento della vita nel suo divenire.

 

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