Studi Bitontini | Lucia schiavone, Risonanze classiche. | di Maria Anna Visotti

con-fine edizioni, Monghidoro (BO) 2012 – pp. 48; illustrazioni a colori.

Leggere e osservare Risonanze classiche di Lucia Schiavone equivale ad iniziare un viaggio tattile tra i percorsi sinuosi di un’anima gentile e tenace, quella dell’artista, che esprime sé stessa e la sua produzione artistica tumultuosamente, ed attraverso la concretezza della materia. Ella infatti privilegia in maniera vistosa la scultura, si cui è profonda conoscitrice e maestra. Lo si comprende immediatamente mentre, sfogliando il catalogo, ci si sofferma su opere come Maternità, dove il fascino caldo della terracotta patinata scelta come supporto del bassorilievo, si presta ottimamente a trasmettere l’intenso vigore naturalistico del soggetto, mediato attraverso la conoscenza della statuaria classica e di una matura padronanza della tecnica. Qui l’artista a eco al non-finito michelangiolesco della Pietà Rondaini (Milano, Castello Sforzesco). Con Caronte, invece, è il pathos più disinibito che prende forma in maniera quasi titanica, vivendo di natura propria all’interno del bassorilievo, nel quale pare esserci finito a forza e dal quale vuole liberarsi, suo malgrado. L’espressività del sentimento qui raggiunge livelli considerevoli.

Altresì, invita ancora una volta al tatto la Griglia di Gladioli, in cui la preziosità della foglia in similoro esalta la trama arabesca della griglia su cui si intrecciano, gentili, delicati gladioli rosa. L’opera, a mio parere, è una metafora dell’esistenza terrena, una sorta di colloquio ideale tra fisica e metafisica: le bellezza finita dei rosei gladioli che anelano con tutte le loro forze all’infinito, simboleggiando in questo caso dalla luce abbagliante e ramificata dell’intreccio dorato della griglia.

Il catalogo è l’ultimo prodotto editoriale della Schiavone, già dottoressa in Beni Culturali e restauratrice, ed illustra una campionatura della sua produzione artistica. In questo volume emerge tutta la fresca e sincera poesia della vita di una artista eclettica, degna erede di prestigiose generazioni di scultori e artisti pugliesi che nei secoli hanno abitato  la nostra Puglia. Ella, seguendo lo stesso solco tracciato secoli fa dagli artisti nostrani, ha fatto propri spunti artistici classici, conosciuti attraverso gli studi cospicui, miscelandoli virtuosamente attraverso le immagini che nascono dalla natura, dalla terra natìa, dal ricordo, dal sogno, addizionandole ad una forte carica passionale. Le emozioni più profonde, echi evidenti della sua femminilità, vengono così filtrate sottilmente attraverso la materia, e diventano concrete grazie dall’utilizzo magistrale delle svariate tecniche artistiche. Esse raccontano più d’ogni ulteriore considerazione la sua totale adesione alla materia artistica, che vive così prepotentemente, e dialoga con l’infinito.

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