Rivoluzioniamo le presentazioni dei libri.

Nadia-Change

 

Sembra che le presentazioni dei libri così come le conosciamo stiano un po’ perdendo di interesse…
non vi pare?

Creiamo insieme i prossimi incontri di con-fine.
Voi come vorreste che fosse una presentazione di un libro?
Cosa vi farebbe dire: “non me la posso perdere”?

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13 Responses

  1. Il segreto, a mio parere, è nel potenziare l’interattività. Le persone amano sentirsi “al centro”, di qui il successo dei social network. Quindi si dovrebbe lavorare su questo aspetto, ad esempio consentendo ai fan di consegnare brevi scritti sull’autore o sulle tematiche da lui trattate, che poi l’autore stesso potrebbe commentare in sala.

  2. Non ho una gran esperienza in presentazioni di libri in quanto ho sempre pensato che fossero semplici veicoli commerciali nei quali si poteva sentire poco di interessante. Credo che se le presentazioni fossero anche un momento di discussione e interscambio intellettuale interessanti forse allora attirerebbero di più. Comunque concordo con quanto detto da Giovanni Bonelli

    • In linea di massima le presentazioni delle grandi case editrici sono eventi commerciali, però per molti piccoli editori sono l’unico modo per entrare in contatto con il loro pubblico e spesso e volentieri fanno libri di qualità decisamente superiori a quelli che riempiono le vetrine delle librerie.
      Andare alle presentazioni è un buon modo per sostenere la piccola e media editoria che – in Italia – è quella che produce il 90% delle migliori pubblicazioni.

  3. Credo che molti abbiano bisogno enorme di essere sfiorati, toccati dalle domande essenziali. Viviamo in un mondo dove si pensa che sia importante dare risposte, soluzioni, presentarsi in modo unilaterale. Un libro ci tocca invece perché ci interroga e in qualche modo invita noi a presentarci a lui. Io alle presentazioni non ci vado mai, mi annoio. Non credo ci sia il bisogno di essere al centro della scena ma semplicemnente quello di toccare quanto di vivo c’è in noi e negli altri. Un’idea? Leggere dei brani ed invitare le persone ad esprimere ciò che sentono, semplicemente. Magari dando a tutti l’opportunità di scrivere qualcosa prima.

    • Daniela, hai perfettamente ragione… c’è bisogno di ricominciare a ‘toccarsi’, smettendola di mettersi in cattedra e fare il proprio sproloquio. Il tuo problema della ‘noia’ è quello di molti, ma bisogna dire che quando si invitano le persone a parlare difficilmente qualcuno si fa avanti… Far scrivere qualcosa prima mi sembra una buona idea… e poi magari fare leggere e commentare all’autore tutti gli scritti raccolti… anche questa la metto ‘in cantiere’!

  4. Libri, sono un mondo ne quale ti perdi, sogni che vivi, avventure che segui oppure possono essere una noia infinita o idee che non sono tue, ma guarda un pò Pirandello, Gabriel Gacia Marquez, Jack Kerouac, e tanti altri, sono mondi in cui fare un salto di tanto in tanto… Non parlo del rapporto che può essere intenso o distaccato. ùnon vedo altro modo di fare un libro…

  5. Forse è la lettura che sta perdendo interesse. A me comunque quello che piace e di rado accade nelle presentazioni di libri è una recitazione professionale di parti del libro.

    • Vincenzo, non credo (e dalle statistiche non si evince) che la lettura stia perdendo di interesse. Ma sta cambiando l’approccio nei suoi confronti e soprattutto il modo di ‘fruizione’ del libro. Per questo motivo noi editori dobbiamo chiedere ai nostri lettori in che modo possiamo andargli incontro…

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