Leggere è come mangiare?

Leggere è come mangiare?Sarà perché sono a dieta e penso sempre al cibo, sarà perché quando leggo mi sento felice come quando mangio, sarà che la lettura sazia diversi appetiti, ma per me leggere è come mangiare.

In realtà ho preso spunto da quello che mi avete scritto nei vostri commenti al mio precedente post che sono pieni di amore per i libri, e mi sono chiesta cosa fa scattare quella molla che accende il desiderio della lettura accorgendomi che per me è una specie di fame, di conoscenza certo, ma non solo.

E’ una fame di vita, i libri mi aiutano a vivere meglio.

Per questo, per capire meglio questa mia passione, ho anche cercato di visualizzare tutti i luoghi in cui mi è capitato di leggere e mi sono resa conto che leggo quasi ovunque e se per sbaglio non ho un libro in borsa mi maledico fino allo sfinimento, perché senza libri mi sento come se mi mancasse una parte importante e, forse, pensandoci bene, guardandomi dal di fuori, mi vedo sempre con un libro in mano (ma capita anche a voi di vedervi dal di fuori? Mah!).

In questi giorni sto leggendo dei manoscritti e, se molti li ho scartati quasi subito perché non avevano niente a che fare con con-fine, uno è ancora lì, in attesa di una decisione, che a questo punto credo sarà molto difficile prendere…
mi attrae la scrittura, la tensione, il mistero, ma, c’è un ma che non riesco ad risolvere. Credo che l’unica soluzione sia continuare a leggere per trasformare il MA in una certezza e, forse, chiederò all’autore di poterne pubblicare un capitolo che potrete leggere tutti.

Voi a quale punto del libro decidete se andare avanti o abbandonare? Io solitamente lo capisco dalle prime righe, spesso però non lo chiudo sperando in un qualche miglioramento che solitamente non arriva, allora mi ritrovo delusa e anche un po’ arrabbiata, ma per fortuna questa frustrazione non è mai così importante: altro libro, altra storia, e così sempre.

Sul mio comodino invece ho il libro di Elena Ferrante ‘L’amica geniale’ e vi confesso che l’ho preso perché ho letto molti commenti di persone che (come gli altri due della trilogia) lo hanno letto in un sol giorno e perché hanno detto che ‘vorresti che non finisse mai’ (ma allora perché lo hanno letto così in fretta?), insomma mi sono lasciata incantare dal passaparola anche per il desiderio/cruccio di capire cosa piace, la ricetta dei libri che hanno successo.

Sarò di gusti difficili, ma non ho finito di leggerlo subito e, anche se lo trovo scritto molto bene, per ora la storia non mi ha appassionato, come se il racconto delle vite delle due protagoniste avesse qualcosa di artificiale, qualcosa che lascia un senso di indefinito. Voi l’avete letto? Cosa ne pensate? Condividete le mie sensazioni oppure l’avete trovato magnifico? Io non vorrei alla fine vivere una piccola delusione, quindi se ancora non l’ho capita, mi piacerebbe che qualcuno di voi mi desse la giusta chiave di lettura per questa storia.

Aspetterò anche questa volta i vostri commenti, che mi divertono e mi commuovono allo stesso tempo, e quello che provo penso che lo possano capire solo dei lettori veri.

 

4 Responses

  1. Difficile capire quando ti accorgi che vale la pena portare a termine la lettura di un romanzo. Di solito i primi capitoli sono già decisivi. Se un libro è scritto male, o non rientra nelle tue corde(come un Fabio Volo per chi sia abituato,che so, a leggere Wallace e Don DeLillo, al netto di tutti i pregiudizi verso certi generi o certi autori), non esiste storia che possa riscattarlo. A quel punto chiudo il libro dopo le prime pagine perché già so a cosa andrei incontro. A un viaggio inutile. Un giro a vuoto.
    Ma la vera sfida si ingaggia con i classici. Lì devi armarti di pazienza, non scoraggiarti dinnanzi ai primi capitoli, costrigerti a misurarti con linguaggi e canoni letterari formati decenni e secoli prima di te. Dopo le difficoltà di “ambientamento”, potresti ritrovarti in un mondo tanto sconosciuto quanto affascinante.

    • Nei classici Marco mi ci ritrovo benissimo, con i contemporanei faccio un po’ fatica… cerco sempre quel qualcosa che mi possa stupire, qualcosa che mi rimanga nella testa anche nei giorni successivi come un pensiero felice. Ultimamente non mi capita spesso.

  2. Sulla fame mi trovi in sintonia, dunque non c’è un luogo migliore per saziarla. Il fatto è che la fame la sazi in un tempo ragionevole, la lettura no. Della Ferrante lessi il primo libro, molto riuscito. Passai al secondo e fui meno entusiasta, cosi’ fermai li’. Oggi il suo mondo non mi attira più. Riguardo ai criteri di selezione, in libreria di solito leggo la prima pagina o qualcuna di più, passo a un’altro paio nel mezzo del volume e finisco con altre due appena prima della conclusione (se il libro mi interessa particolarmente). Per i saggi, leggo la prima pagina e l’indice. Non mi sono mai fatto problemi ad abbandonare un libro, che fosse un classico o meno. Ci sono autori con cui ho isistito più volte anche invano. Purtroppo non mi sono mai detto : “vorrei che non finisse mai” ma: “speriamo di poter arrivare alla fine” o: “fin qui tutto bene, fantastico”. E capita sempre più spesso di voler rileggere dei libri negli anni. Mi pare un buon segno, per loro e per me!

    • Grazie Fabrizio! Anche a me sembra un buon segno il fatto che certi libri non esauriscano il loro ‘compito’ alla prima lettura. A me non è capitato spesso di riprendere un libro in mano per la seconda volta e quando l’ho fatto ne sono rimasta delusa, forse non erano i libri giusti.

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