Le 3 regole del team creativo.

Creare un team per ideare, progettare e organizzare un evento culturale non è una cosa semplice perché sono tante le competenze, anche trasversali, che bisogna mettere in campo.

Se facciamo cultura, se realizziamo eventi artistici ovviamente non è come se vedessimo le mozzarelle – con tutto il rispetto per le mozzarelle che per me sono un elemento fondamentale dell’esistenza – per cui all’interno del team non posso mettere, ad esempio, un esperto di marketing e comunicazione qualsiasi, che magari gli dico di farmi la creatività per la mostra di Bacon e sul manifesto ci mette la pancetta perché per 10 anni ha lavorato nel food ed è rimasto in quel mood lì… food.. mood… vabbe’

Questo per dire che trovare dei collaboratori che da un lato siano dei professionisti nel proprio settore, da un altro abbiamo una formazione umanistica ben presente nel loro cervellino non è facile.

Ma in tutti questi anni tre cose ho imparato che dovrebbero diventare tre regole fondamentali da scolpire nel marmo e cementare la lastra sul muro di fronte la scrivania in modo da non correre neanche lontanamente il rischio di dimenticarselo.

Regola n.1.

Cercare i migliori: non accontentarsi mai del primo o del secondo che passa, ma puntare al miglior professionista in quell’ambito. E chi è il migliore, direte voi, chi lo decide? Lo decidono i fatti, la storia professionale di ciascuno, i lavori di successo realizzati e, se vogliamo anche un po’ la reputazione che gira.

Immaginatevi una squadra di calcio, giusto per fare un esempio noto a tutti: se io in porta metto uno che fino a ieri faceva palla a nuoto, si ha qualche nozione delle parate, ma non avrà mai uno slancio come quello di Buffon. Se metto come centro avanti un ragazzino appena uscito dalla scuola calcio… quanti goal vuoi che mi possa segnare?

Devo quindi cercare e trovare sempre il fuoriclasse e se proprio non lo trovo, quello che ci si avvicina di più, quello che anela ad esserlo e ha le qualità per diventarlo.

Regola n.2

Evitare accuratamente i rompicoglioni e le persone reattive e/o negative. Sono quelle che ti porteranno a fondo, anche se sono bravissime, anche se sono dei geni, sono quelle che metteranno sempre della pesantezza e della zavorra allo slancio di tutto il team. E questo, soprattutto in un team creativo è una cosa davvero deleteria.
Ma come facciamo a saperlo prima che uno è un rompicoglioni? Non è molto difficile, si riconoscono abbastanza presto, c’è sempre qualcosa che non gli va bene, deve sempre puntualizzare su tutto, dice sempre “No” o se dice “si” è un è un “si, ma…”, su ogni cosa ha qualcosa da puntualizzare, pone sempre e solo problemi ma mai le soluzioni.

Nella squadra di cui sopra è quello che se cadi e ti fai male, anziché aiutarti a rialzarti viene lì e ti dice che sei un cretino perché non dovevi cadere.

Regola n.3

Non basta circondarsi di professionisti, ma bisogna scegliere quelli che abbiano una grande propensione al dialogo e al confronto con gli altri, con il resto della squadra. Niente primedonne o galletti in cerca di pollai in cui asservire le galline ai propri capricci.
Questo genere di persone sfascerà la squadra prima ancora di cominciare e tutto il lavoro diventerà una sua questione personale, in barba alle professionalità o alle idee degli altri, con grande frustrazione e demotivazione da parte di tutti.

È quello che se non fai come dice lui prende la palla e se ne va.

Per cui, riassumendo: per creare un team creativo in grado di progettare una mostra o un evento culturale di alto livello bisogna circondarsi di persone di alto livello, sia dal punto di vista professionale ma anche, e forse soprattutto da quello umano e, soprattutto sforzarsi di capire sempre che la palla è di tutti e che bisogna passarla in continuazione perché solo così il gioco funziona meglio e si vince.

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