Christo @ The Wall

 

Running Fence è sicuramente una delle opere più famose di Christo, e anche uno dei progetti più belli e spettacolari.

Fu realizzata tra il 1972 e il 1976 e si inserisce perfettamente nell’ambito della Land Art americana.

Si tratta di una recinzione continua, una ‘barriera’ metaforica costruita in teli di nylon bianchi tesi da Est a Ovest per quasi quaranta chilometri tra i declivi della campagna californiana.

Se cercate su YouTube “Christo and Jeanne-Claude’s Running Fence” c’è un video molto bello che racconta tutta la realizzazione dell’opera: https://youtu.be/nBVpgN4JAsE

Un’installazione incredibile della quale nella mostra The Wall a Bologna, abbiamo questo bozzetto che ci è stato dato da Cà la Ghironda ModernArtMuseum di Zola Predosa.

Si tratta di una serie di ampi teloni di nylon bianco sorretti da oltre duemila montanti metallici e tenuti insieme da un lunghissimo cavo d’acciaio e, visti dall’alto, si snodano come un serpente e attraversano valli e colline fino a perdersi all’orizzonte, in maniera molto simile a quella della Grande Muraglia Cinese.

Christo si è quasi sempre rifiutato di dare un significato preciso o un obiettivo alle sue opere, ma in quest’opera territoriale possiamo leggere un continuo gioco di contrapposizioni: abbiamo la verticalità della recinzione che si oppone all’orizzontalità del paesaggio, la naturalità dell’erba che contrasta con l’artificialità del nylon, il bianco dei teli che si contrappone ai colori scuri del terreno.

Inoltre, questa splendida muraglia bianca assume un valore fortemente simbolico. Quando i teli sono gonfiati dal vento, infatti, sembra che questo muro perda peso e matericità dando al concetto di divisione una dimensione quasi effimera e leggera.

Per realizzare tutta l’opera furono impiegati quattro anni, ma tutto era progettato per non lasciare alcuna traccia dopo la sua rimozione che iniziò praticamente solo 14 giorni dopo il completamento.

La cosa affascinante di questo e di tutti i progetti di Christo è che lui interviene creando quasi dei poetici “disturbi temporanei” nel paesaggio, probabilmente solo per giocare ancora una volta con le nostre impressioni.

 

Ascolta qui il podcast del video:

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