Norme per l’accordatura delle nuvole
Eccoci qua al nostro appuntamento settimanale con la rubrica Visioni mondaniche che oggi ospiterà il quinto racconto che Sergio Saggese ci ha voluto regalare.
Il titolo crediamo sia perfetto per questa breve storia che viaggia sopra i tasti di un pianoforte. Vi consigliamo di leggerla in un momento di silenzio e siamo sicuri che vi farà sognare…
… mi sono innamorata di un altro.
Poteva mai esistere adesso al mondo una frase più triste di quella?
Beh, perché era stato proprio con quelle parole che sua moglie, prima di andarsene, gli aveva scaricato addosso tutta la malinconia dell’universo, con quel suo mi sono innamorata di un altro; come fosse stata la conclusione efferata, ecco, proprio così, efferata di un monologo intimo di lei, del quale lui non aveva udito che la parte più ingombrante, quella sbordatale dalle labbra.
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Quel giorno
Questo è il quarto racconto che Sergio Saggese, l’autore di Codamozza, scrive per la rubrica Visioni mondaniche. Non aggiungiamo nulla perché noi non abbiamo avuto bisogno di sapere nulla per riuscire ad emozionarci ancora una volta con la sua scrittura. A voi i racconti che amiamo…
È una diapositiva di quando stavamo al mare.
Quel giorno mi sono fatto scendere i tuoi capelli sulla testa.
Era l’estate del ’90. Scimmiottavamo come fanno in tanti scattandosi foto.
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Leggere: tutti | Codamozza | di Bartolomeo Errera

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Io e Codamozza
Quando Gino mi parlò del nuovo romanzo da pubblicare mi disse che sarebbe stato questo di Sergio dal titolo Codamozza.
Pensai, con un po’ della rigidità che a volte affiora nei miei modi, che un libro con questo titolo e soprattutto con quei personaggi (erano proprio dei topi? Avevo capito bene?) non mi sarebbe piaciuto.
Un romanzo con topi come protagonisti mi creava una certa repulsione (forse tutta femminile).
Bene, Gino finisce di impaginare il libro che viene rivisto sia da Sergio che da Vincenzo che è il curatore della collana Transfert, nostro caro amico e straordinario lettore, poi Codamozza arriva a me per un’ultima correzione e, soprattutto, per permettermi di entrare nel suo mondo fantastico e straordinariamente serio e reale.
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QuickNews. Metti una domenica pomeriggio con libro.
Più di un mese fa ho chiesto a Silvana Conversano, che gestisce un magnifico B&B (il B&B Antica Frontiera) qui a Monghidoro se le poteva interessare coinvolgere amici e casa nella presentazione dell’ultimo romanzo che abbiamo pubblicato: Codamozza di Sergio Saggese.
Lei ha accettato (non avevo dubbi!) con entusiasmo e siamo partite a pianificare quest’avventura.
Il mese scelto è settembre, verso la fine, perché qua a Monghidoro, purtroppo non c’è mai molto da fare soprattutto quando finisce l’estate, chiude la piscina, i turisti se ne vanno e anche l’ultimo mercatino del venerdì ci abbandona.
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Codamozza | di Luigi De Rosa
Codamozza è la storia di una Topaia dove lotte cruente fra simili si consumano senza esclusione di colpi per la spartizione del potere e della ricchezza. Codamozza è amicizia tradita e ritrovata fra due sognatori Bettelmat e Crùcolo, sorci che non si accontentano di una tana dove dormire e di una crosta di formaggio sotto i denti: vogliono di più, desiderano realizzare il sogno di un mondo più giusto. Codamozza è storia d’amore di quelle struggenti dove lui attraversa il mare, quello che divide l’Italia dall’Africa e lei quello non meno impetuoso e profondo che si forma nel cuore di una donna tradita dalla vita, entrambe queste solitudini “topesche” si spiaggiano sulla riva di un altrove chiamato Amore.
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Una città fottuta
Ho incontrato stamattina il mio vecchio amico Tettarella.
Non è il caso di spiegarvelo il significato del suo soprannome. Troppo volgare. Magari lo specificherò, questo sì, lo specificherò in uno dei miei prossimi romanzi; visto che ha abbastanza stoffa, credo, per divenire un personaggio.
Ci capita spesso di fare un tratto di strada assieme a me e a lui, e camminiamo a lungo quando succede, separandoci una volta arrivati sulla stazione, visto che prendiamo treni diversi.
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Ci sono vite di una sola parola
Mi ci vogliono solitamente dieci minuti buoni per arrivare sulla stazione dalla quale prendo tutte le mattine, da anni, il treno delle sette. Attraverso, per arrivare al mio binario, un sottopassaggio che puzza di piscio e ammoniaca, e sulle cui pareti ci sono scritte disperate, numeri telefonici e disegni di falli.
Una volta sulla banchina, non mi siedo, non m’è mai piaciuto, vado avanti e indietro a leggere le scritte sui muri. Mi affascinano.
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