Vivian Maier. Un’artista silenziosa.


Ieri a Palazzo Pallavicini a Bologna, ho visto una mostra di fotografia molto interessante. Vivian Maier.

Ma chi è Vivian Maier?

La sua storia è veramente bizzarra. Vivian Maier è una donna che ha vissuto praticamente nell’anonimato per tutta la sua vita. Nasce a New York nel 1926 e dopo vari spostamenti, a circa a 30 anni si sposta a Chicago dove incomincia a fare la bambinaia, la tata, continuando – forse neanche troppo volentieri – questo lavoro farà per tutta la sua vita.

La madre, però, le trasmise la passione per la fotografia e quindi, nel tempo libero, si dilettava a riprendere cose semplici, quotidiane, tutto quello che spesso distrattamente ci sfiora in una qualsiasi delle nostre giornate: strade, persone, lavoratori, oggetti comuni. Ma anche sé stessa, ci sono tantissimi autoscatti spesso riflessi in vetrine o specchi. Fra l’altro è uscito proprio nel 2017 un film per la regia di Ryan Alexander Huang che si intitola proprio The Woman in the mirror (vedi il trailer https://vimeo.com/228041282 ).

Fino a quando nel 2007 un certo John Maloof, compra all’asta tutto il contenuto di un box che era stato pignorato perché l’artista negli ultimi anni aveva avuto delle difficoltà finanziarie e non era più riuscita a pagare gli affitti.

Maloof trova fra le altre cianfrusaglie una scatola contenente centinaia di negativi e rullini mai sviluppati. Ne sviluppa alcune e le pubblica su Flickr dove riscuotono molto interesse da parte degli utenti. Così Maloof si incuriosisce e cerca di scoprire di più sulla vita di questa persona.

Vivian Maier è morta nel 2009 a seguito di un incidente e Maloof non fece in tempo ad incontrarla, ma ha continuato a portare avanti le ricerche, a scoprire la sua vita e a valorizzare il suo lavoro: un corpus di opere enorme: qualcosa come 120.000 negativi, filmini in super 8 e 16 mm, fotografie varie…

La mostra di Bologna è una selezione di centoventi scatti selezionati dalla curatrice Anne Morin e sono davvero un bel viaggio nella vita quotidiana dell’America fra gli anni ’50 e ’70. L’allestimento è molto essenziale in questa imponente cornice cinquecentesca del Palazzo Pallavicini. Forse sarebbe stato interessante un po’ più di ‘storytelling’, ma le fotografie sono davvero belle e raccontano tanto anche da sole.

Una storia davvero coinvolgente e affascinante, che vi consiglio vivamente di approfondire, sia vedendo la mostra, ma anche facendo un po’ di ricerche extra perché c’è davvero ancora tanto da scoprire su questa artista così… silenziosa.

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