Ha ancora senso pubblicare un catalogo d'arte?

La domanda che spesso aleggia nell’aria quando ci si confronta con gli artisti sulla necessità di stampare il catalogo è: ma ha ancora senso stampare un catalogo cartaceo?

La risposta è sì, principalmente per 3 motivi.

Il primo, più frivolo, è semplicemente perché è bello. Vuoi mettere vedere stampate su un libro con della bella carta, con una bella impaginazione, le proprie opere? Una soddisfazione immensa… Ovviamente questo è vero se vi affidate ad un professionista e non a chi si occupa di fare le pubblicità delle mortadelle tutti i giorni, non perché le mortadelle non abbiano una loro dignità, ma è un altro mestiere.

Il secondo, più serio, è che realizzare un catalogo è un’operazione che, a differenza di un sito o di una pagina Facebook, con l’album contenente i lavori dell’artista, ha un suo concept ben preciso e quindi riconduce il lavoro dell’artista ad un percorso con un suo inizio e una sua fine, ragiona sulle motivazioni che stanno dietro la realizzazione di una serie di opere e le racchiude in un contesto, da un senso compiuto ad un periodo. E quindi alla fine spiega, grazie anche ai contributi, ai saggi critici che lo corredano, il perché si è arrivati a determinate soluzioni e il perché si è fatto un determinato percorso.

Il terzo è che il catalogo nonostante tutto, è ancora un ottimo strumento di marketing e di visibilità (do per scontato che tutti siamo d’accordo che un artista deve anche venderle le sue opere).
Come diciamo sempre la comunicazione migliore è quella che crea un corto circuito continuo fra il web e la realtà, fra l’offline e l’online e il catalogo è una cosa reale solida che uno può tenere tra le mani, lo lascia sulla scrivania, se lo trova in giro. È più presente di una gallery sul web e restituisce anche un’immagine più professionale e strutturata.

Questo è un po’ lo spirito che mi ha spinto a curare la Collana Passeurs, la collana di con-fine edizioni dedicata agli artisti contemporanei.

Chi è il Passeur? Il Passeur è il Passatore, quello che ci fa attraversare il confine clandestinamente, il nostro traghettatore verso un modo diverso di vedere le cose. Credo che oggi l’artista, questo dovrebbe fare, portarci lì dove noi non possiamo arrivare da soli.

Da un’altra parte lo scopo è anche quello di dare all’artista un servizio altamente professionale, è un “oggetto” che può diventare un vero e proprio strumento di lavoro con il quale presentarsi alle gallerie, ai clienti o ai potenziali collezionisti.

Strumento che poi, sicuramente va integrato con una comunicazione adeguata e con una strategia su misura in base agli obiettivi che ciascuno ha. Ma la cosa importante che ogni artista dovrebbe avere in mente quando lavora insieme ad un editore ad un catalogo del genere è che non è un punto di arrivo, ma un punto di partenza per promuovere il lavoro fatto fino a quel momento.

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